Black Hat SEO
In SEO si chiama Black Hat al tentativo di migliorare il posizionamento nei motori di ricerca di un sito web utilizzando tecniche non etiche o contrarie alle linee guida di Google, «imbrogliare». Queste pratiche sono sempre più penalizzati da Google. Esempi di Black Hat SEO sono:
Cloaking
E’ una tecnica ampiamente utilizzata in Black Hat SEO, consiste in mostrare contenuti diversi in base a se l’utente che legge è una persona o un robot dei motori di ricerca.
Ecco un video dove Matt Cutts spiega in dettaglio cosa è il cloaking e come Google lo combate.
Spinning
Lo Spinning è una tecnica che prevede la creazione di un nuovo articolo riutilizzando diversi testi originali.
Così si genera contenuto in maniera semplice e veloce. Può essere effettuato utilizzando un software che automatizza il processo di modifica del contenuto o manualmente, facendo credere che siano testi diversi utilizzando sinonimi o cambiando l’ordine e le parole.
SPAM nei forum, gruppi di Facebook e sui commenti dei blog
Questa è una pratica molto comune oggi, che ormai serve solo a invitare al clic, visto che tutti i siti forum, commenti e Facebook stesso usano il «index nofollow» per tutti i link esterni, ovvero, niente punteggio sui motori per questi link.
Keyword Stuffing
E’ una tecnica che prevede l’uso eccessivo di parole chiave in un testo con l’obiettivo maldestro di dare più rilevanza a questa parola. Google penalizza molto spesso questo tipo di eccesso di ottimizzazione.
Per evitare qualsiasi azione negativa da parte di Google, i testi devono sempre essere redatte per fornire valore al’utente, e in modo che meglio si adatti il tuo profilo di pubblico. Se il testo è in grado di dare informazioni utili, originale e ben sintetizzato, questo sarà un indicatore migliore per Google che qualsiasi variazione nel numero di parole chiave che ci sia nel testo.
Non c’è una percentuale che definisca una densità di parola perfetta e Google raccomanda soprattutto essere naturali.